Osservatorio
27 dicembre 2023
COP 28: l'accordo finale stabilisce l'uscita dalle fonti fossili
Il Copernicus Climate Change Service (C3S) ha affermato che, a livello globale, lo scorso mese di ottobre è stato il più caldo mai registrato, con temperature di 0,8 gradi Celsius superiori alla media del periodo 1991-2020. È quasi certo che il 2023 sarà considerato come l'anno più caldo mai registrato.
L’edizione appena conclusa di COP28 ha ratificato un accordo sottoscritto da tutti i leader mondiali: è necessario accelerare la decarbonizzazione del settore energetico a favore di rinnovabili ed efficientamento energetico, se si vuole che gli accordi di Parigi del 2015 per limitare il riscaldamento medio globale siano rispettati. Obiettivi, non più procrastinabili, che valgono per il presente e il futuro delle generazioni di tutto il pianeta.
Che cos’è la COP 28 UAE?
La COP (Conference of the Parties) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) è un vertice internazionale sul clima, che si tiene quasi ogni anno. Vi partecipano i leader mondiali che si riuniscono per negoziare e concordare azioni su come affrontare il cambiamento climatico, limitare le emissioni e fermare il riscaldamento globale. Attualmente sono 198 le Parties (197 paesi più l’Unione Europea) che aderiscono alla Convenzione: un’adesione pressoché universale. Alla COP partecipano anche migliaia di organizzazioni non governative, aziende, gruppi giovanili e altre parti interessate.
L’edizione di quest’anno COP28 UAE si è tenuto dal 30 novembre al 12 dicembre presso Expo City Dubai, negli Emirati Arabi Uniti quale paese ospitante.
Quali sono le decisioni più importanti prese in questa edizione
Gli organizzatori e i vari leader definiscono storica questa edizione di COP28. Il documento più importante prodotto è stato il Global Stocktake (GST) che definisce le azioni concrete che i paesi dovranno mettere in atto per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come previsto dall’accordo di Parigi del 2015. Senza precedenti, il GST prevede l’impegno per “l’allontanamento dalle fonti fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questa decade - ovvero entro il 2030 - così da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come indicato dalla scienza”. Eliminata la
dicitura da alcuni invocata “phase-out” ovvero “eliminazione graduale” a vantaggio di “transitioning away” ovvero “allontanarsi”: a molti questa dicitura non sembra rassicurante. I paesi più industrializzati potrebbero trovare scappatoie. Ma si tratta di un passo in avanti.
Oltre all’obiettivo di net-zero entro il 2050, tra gli impegni presi dai leader mondiali ci sono:
- Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030;
- Accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone a vantaggio di sistemi energetici a zero emissioni nette;
- Accelerare le tecnologie a zero e basse emissioni, come le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione del carbonio;
- Ridurre le emissioni di metano;
- Accelerare la riduzione delle emissioni che derivano dal trasporto stradale anche attraverso lo sviluppo di infrastrutture e di diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni.
Nell’accordo non compare mai la parola petrolio, ma compare per la prima volta “combustibili fossili”. Più di una semplice curiosità, rilevata a livello mondiale, per sottolineare quanto delicato fosse l’argomento, soprattutto in questa edizione di COP organizzata dagli EAU, uno dei paesi che produce più petrolio al mondo.
Per quanto imperfetto l’accordo ammette l’interconnessione che esiste tra riscaldamento globale, emissioni gas serra e combustibili fossili. Per raggiungere l’obiettivo dell’1,5°C posto da Parigi non c’è soluzione alternativa alla eliminazione di carbone, gas e petrolio.
I prossimi passi per l’Italia
Secondo ASVIS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) per centrare gli obiettivi europei 2030 ( – 55% di emissioni rispetto al 1990) e 2050 (zero emissioni nette), l’Italia deve rivedere i Piani per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, ovvero Pniec e Pnacc. Soprattutto, l’Italia dovrebbe dotarsi di una legge sul clima che delinei obiettivi e governance efficace, coinvolgendo attivamente soggetti economici e sociali nella definizione delle politiche climatiche.
Sempre secondo ASVIS, vista la decisione di prolungare l’uso predominante del gas naturale nella produzione elettrica e visti i prezzi oscillanti ed elevati proprio del gas, il sistema paese dovrebbe favorire lo sviluppo del sistema industriale delle rinnovabili. Autoconsumo, accumulo dell’energia, efficienza energetica programmata digitalizzata e dotata di intelligenza artificiale, così come favorire forme di partecipazione solidaristica al consumo di energia (in particolare le CER, Comunità Energetiche Rinnovabili) sono driver di sviluppo per rendere davvero possibili gli obiettivi per combattere i cambiamenti climatici.